- Titolo
- Il Restauro della Cripta di Anagni
- Edizione
- Artemide Edizioni, 2019
- Pagine
- 244
- Autore
- Alessandro Bianchi
- Disponibilità
- DISPONIBILE per l'acquisto presso il Bookshop del Museo
- Descrizione
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Il libro raccoglie le esperienze del cantiere effettuato sul monumento dall’Istituto Centrale per il Restauro nel periodo 1987-1994. È finalizzato anzitutto a chiarire la ratio complessiva di un intervento che è stato incentrato non tanto sul lavoro vero e proprio sui dipinti, quanto sullo studio degli andamenti microclimatici del monumento. Ciò si era reso necessario al fine di comprendere prima ed eliminare poi le cause di quelle alterazioni nel plurisecolare equilibrio del manufatto che avevano dato avvio al lento decadimento del complesso pittorico. Attraverso un oneroso lavoro è stata quindi prima studiata la patologia ambientale, definendone gli andamenti con misure sperimentali, e poi seguito il ripristino di andamenti che sono stati giudicati quelli fisiologici del monumento. Ripristino avvenuto spontaneamente, dopo l’eliminazione di un grande serbatoio dell’acquedotto pubblico posto a poca distanza dalla cripta e senza la necessità di intervenire sulle strutture architettoniche. Il restauro pittorico ha quindi impegnato solo l’ultimo biennio di attività, ed è stato compiuto con professionalità e sensibilità estetica dalla CBC di Roma. Alla descrizione delle circostanze di avvio, sviluppo e conclusione del lavoro sui parametri termoigrometrici del monumento, che è stato ideato e realizzato dal Laboratorio di Fisica e Controlli Ambientali dell’ICR (con un sistema di monitoraggio prototipale messo a punto da Giorgio Accardo e Giorgio D’Ercoli e la contemporanea elaborazione e interpretazione dei dati da parte di Carlo Cacace), si accompagna un sintetico resoconto di quanto si è riusciti a conoscere delle vicende conservative del complesso pittorico. Questo è completato dalle osservazioni sulle effettive condizioni di conservazione delle superfici dipinte che sono state rese possibili dal lungo e approfondito contatto con gli affreschi. Esse danno vita ad un complesso di informazioni interessante non solo per la futura tutela del ciclo anagnino, ma utile anche per lo studio delle tecniche esecutive e delle dinamiche di decadimento delle pitture murali pregiottesche in generale. La convinzione che fosse importante dare conto di queste osservazioni per serbarne analiticamente la memoria scritta e per offrire elementi tecnici alla riflessione storico-critica, ha indotto ad articolare il resoconto in schede sintetiche per ogni porzione del ciclo, integrate, dove possibile, da osservazioni di carattere iconografico e stilistico. Ma va sottolineato che nel libro non si è affrontata esaustivamente la complessa problematica critica che interessa il ciclo. La trattazione di questi aspetti è limitata ad un generale resoconto storiografico, a cui è aggiunto un riferimento al periodo di Alessandro III (1159-1181) per la datazione del Primo Maestro, tuttora il problema critico più aperto. Sono anche proposte alcune osservazioni più propriamente storico-artistiche relative a quella componente della personalità del Terzo Maestro a cui si dovette la Cappella di S. Gregorio al Sacro Speco di Subiaco, dipinta con certezza nel 1228, opera dalla quale proviene un importante riferimento cronologico per il ciclo anagnino. Il tutto completato da un resoconto sulle fonti delle agiografie e sui problemi relativi a temi generali quali l’Apocalisse e i riferimenti altotestamentari, comprendente anche alcune considerazioni più strettamente iconografiche, di Martina Bagnoli (Research Associate Walters Art Museum, Baltimora). A ciò si accompagnano le relazioni delle indagini chimiche, per la caratterizzazione delle tecniche esecutive e lo studio dei processi di alterazione delle superfici, curate dal Laboratorio di Chimica e dal Laboratorio di Prove sui Materiali (Maurizio Marabelli, Paola Santopadre e Pierluigi Bianchetti) e di quelle biologiche (Laboratorio di Indagini Biologiche - Maria Pia Nugari e Ada Roccardi, con il contributo di Carlo Cacace), queste ultime particolarmente significative data la natura semiipogea del manufatto, che è esposto, in quanto tale, ai rischi legati alla notevole umidità e al proprio naturale inquinamento biologico. Vengono quindi illustrate le modalità di realizzazione dell’impianto di illuminazione, affidato anch’esso all’Istituto Centrale per il Restauro (progettato da Bruno Mazzone in collaborazione, per gli aspetti illuminotecnici e quelli di compatibilità ambientale dell’apporto energetico, con il Laboratorio di Fisica e Controlli Ambientali - Fabio Aramini e Carlo Cacace), e che è risultato problema notevolmente complesso sia dal punto di vista della compatibilità architettonica dell’impianto sia per quanto riguarda la visibilità e l’aspetto delle pitture. Le macrofotografie e le riprese tecniche sono state realizzate da Marcello Leotta e Gianfranco Santonico, dell’ICR, mentre la campagna fotografica precedente (1991) e quella successiva (1994) al restauro è stata effettuata dal Gabinetto Fotografico Nazionale dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione. La Direzione dei Lavori e la responsabilità del coordinamento scientifico dell’intervento nel suo complesso, nonché del presente testo, è di Alessandro Bianchi. L’intervento è stato reso possibile dalla copertura finanziaria generosamente accordata all’Istituto dalla Banca di Credito Cooperativo di Anagni (presieduta da Ettore Quattrocchi al momento dell’avvio dell’iniziativa e poi da Cataldo Cataldi).